sabato 24 novembre 2007

studenti anti-sarko

Il sindacato studentesco francese, l'Unef, solidarizza con i connazionali che si oppongono alle riforme di Nicolas Sarkozy. Dopo le ferrovie, i trasporti pubblici urbani e anche i dipendenti dei teatri anche l'Università si mobilità. Gli studenti di sinistra non digeriscono il riconoscimento dell'autonomia agli atenei. Forse questa motivazione è soltanto una scusa, forse gli universitari "nostri cugini" non hanno potuto rsistere dal "far baldoria" insieme agli altri sopratutto se il nemico si chiamo Sarko. il leader francese è senz'altro dotato di un forte carisma, che gli ha procurato molti plausi, ma anche l'ostilità di alcune frange di cittadini.
I giovani francesi sono sempre stati pronti a scendere in piazza. È stato così nel Sessantotto quando furono i primi in Europa a sollevare la polvere della rivolta. Più recentemente, quando presidente era Chirac, si sono ribellati contro il precariato e poi contro la discriminazione razziale. A proposito non si possono dimenticare gli scontri nelle banlieu: le sommosse portate avanti dagli immigrati magrebini di terza generazione.
Spesso dalle università d'oltralpe partono delle scintille, ma la fiamma sembra sepegersi prima che scoppi la bomba. Insomma "tanto fumo e niente arrosto". La geventù francese non da l'impressione di volere affrontare e quindi risolvere i problemi che l'affliggono.
Anche le proteste contro il Sarkozy appaiono allineate alle tradizionali alzate di testa parigine.

giovedì 22 novembre 2007

TUTTA ITALIA CONTRO ROM E ROMENI

TOLLERANZA ZERO
value="http://www.youtube.com/v/S6wh3IjzJws&rel=1">



La rabbia contro rom e romeni non ha più confini. Dopo l'omicidio di Giovanna Reggiani per mano di un cittadino romeno di etnia rom, Romulus Mailat l'intolleranza verso i nomadi immigrati si è colorata anche di rosso, è diventata qualcosa di sinistra. Prima Bologna, poi Firenze ora anche Roma alza la voce contro gli immigrati.
Il primo video che è stato girato da gruppi di estrema destra oggi può sarà sicuramente condiviso da tanti italiani, di diverse parti politiche. Magari per qualcuno risulterà un tantino violento.
Tutto questo per dire che un allarme per gli ingressi indiscriminati di cittadini romeni, c'è anche un allarme razzismo. Si tende con troppa facilità a fare di tutta un erba un fascio. Il secondo video ne è una dimostrazione. Un padre con un bambino in braccio sbraita a tutto campo contro gli "zingari". Il signore inizia ad inveire contro Marco Ahmetovic, il rom che, sette mesi fa, ubriaco alla guida ha ucciso quattro ragazzi. Partito da questo grave episodio finisce per lanciare accuse tutti i nomadi.
In questi ultimi giorni i toni hanno superato ogni limite. La xenofobia è diventata politically correct e tutti hanno approfittato del momento per sfogarsi.
E' così dovuto intervenire il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: " Guai a passare ad atteggiamenti di indiscriminata accusa. Si è sentito dire che i rom, che tutti i romeni, sono il male, qualcosa di cui il nostro Paese deve aver paura. Non bisogna aver paura ma bisogna integrare».

TIFO MALATO

SONO SOLO RAGAZZI



Immagini violente, immagini già viste. La barbarie ripresa in questo video girato dagli ultrà laziali, "gli irriducibili", non è certo una sorpresa. Se ne parla tutti i giorni ma la soluzione non arriva.
Non deve essere facile trovare il mando della matassa. E'incredibile come degli spettatori, i tifosi, siano riusciti a darsi un'organizzazzione così complessa. Certo sono state tante e gravose le connivenze. I partiti politici di estrama destra e di estrema sinistra hanno fornito importanti risorse sia materiali che simboliche. Ad esempio i tifosi del Livorno si ritrovano nelle sezioni delle formazioni politiche comuniste.Il fenomeno è stato anche alimentato dalle società calcistiche che, invece, ora lo subiscono. I capi-supporter erano serviti per trascinare gente sugli spalti, oggi non è più così: gli stadi chiudono per evitare scontri fatali.
Durante il lungo dibattito sul tifo violento un aspetto su cui poco si è insisito è stato quello della tenera età di tanti ultrà. Eppure l'allarme era già scattato. Nell'omicidio dell'ispettore Filippo Raciti il ragazzo indagato è un minorenne. Se è così, se la guerriglia fa leva soprattutto sui giovanissimi un po'di colpa ricade inevitabilmente anche sulle famiglie. I genitori dovrebbero essre i primi guardiani, pronti ad affrontare i figli. Le lotte generazionali possono essere più costruttive di quelle tra forze dell'ordine e bande di tifosi esagitati.